Per anni si è pensato che fosse poco più di una leggenda, eppure sono molti i racconti nelle antiche saghe nordiche che parlano di “sólarsteinn”, le pietre del sole usate dai vichinghi per orientarsi nella navigazione.
Una delle proprietà fisiche della pietra del sole, ovvero il cristallo di calcite, è quella di creare una doppia rifrazione della luce: in questo modo, ruotando opportunamente il cristallo, è possibile individuare la posizione del sole anche in presenza di un cielo coperto.
Quando le nuvole cancellavano ogni punto di riferimento, la particolare “luccicanza” di questo minerale aiutava gli esploratori a non perdersi e segnava la strada da percorrere. Naturalmente il cristallo di calcite non era altro che uno strumento, ma uno strumento fondamentale, perché aveva l’obiettivo di “detectare” la luce anche in condizioni di buio estremo.
Con quali strumenti stiamo navigando noi nel tempo delle nuvole? E quali sono quelli che la generazione millennials sta apprendendo a usare per scoprire il mondo, gli altri e sé stessi? La sensazione è che, anziché il cristallo di calcite, spesso e volentieri l’umanità si rifletta nello specchio d’acqua di Narciso, alimentando desideri autoreferenziali e onde concentriche che ci impediscono di vedere con chiarezza i contorni della verità.
È quello su cui, da divulgatore, mi sono interrogato quando ho realizzato le interviste pubblicate in “A un metro dal futuro”, il libro in cui venti ragazze e ragazzi hanno scelto di raccontarmi speranze e paure di una generazione sospesa. Un viaggio città per città, paese per paese, attraversando lo stivale da nord a sud e ritorno, in cui ho raccolto le loro domande scomode e le loro provocazioni figlie d’inquietudine, ma anche di una singolare forma di lucentezza.
È quello su cui ogni giorno, da pubblicitario, mi interrogo con i miei collaboratori e i nostri clienti. Perché l’advertising oggi non è più una tela bianca da riempire, ma un “sistema di navigazione” attraverso valori e visioni che hanno un senso sia per la marca che per le persone. E la cosa più bella che possa accadere è quando la comunicazione “risuona” con le vibrazioni latenti di un a società in divenire e riesce a rendere il mondo un posto migliore.
È quello su cui da uomo e da padre, mi interrogo davanti ai dubbi e alle incertezze dei miei figli che insieme a noi assistono perplessi all’attuale stream ininterrotto di notizie “buie”. Perché credo che, piuttosto che specchiarci nella gratificazione individuale dei nostri singoli ego, l’unica soluzione possibile sia quella di sporcarci le mani collettivamente e scavare insieme, alla ricerca della sostanza preziosa che possa riportare la luce in un tempo di nuvole.